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CYCLERY E NINETOSIX.
PANINI, BICI E FANTASIA!

di Edo Campi

Nel caso di CYCLERY, partendo dal famoso detto su uova e galline, il discorso è chiaro. Prima nasce la gallina NINETOSIX, poi nasce l’uovo CICLERY. Peccato che attualmente si vede molto bene l’uovo e poco si sa della gallina, ma adesso spiego e metto in ordine tutto.

Nel 2014, poco dopo i 30 e dopo 10 anni di un lavoro fatto di stress e soddisfazioni una multinazionale francese, nella mia testa si fa strada l’idea di cambiare vita, uscire dall’azienda di famiglia (e non è mai un passo semplice), dedicarmi ad un nuovo progetto e realizzare un sogno… di una vita più a misura d’uomo, per me e per gli altri.

Fin da piccolino sono stato diviso tra la passione di lavorare con le mani e la passione per un mezzo di trasporto un po’ retrò ma sempre di enorme, intramontabile fascino come la bicicletta. Nel 2014 inizio a sistemare una bicicletta per me stesso, un vero rottame, praticamente solo un telaio, preso da un cassone dei rifiuti. Quando un conoscente mi segnala questo “relitto”, non esito, vado a recuperarlo e in pochi giorni lo ricondiziono e comincio a cavalcare la città in sella a questa bici restaurata e a raccontare la storia agli amici. I quali iniziano a portarmi delle vecchie biciclette, dei rottami, che sistemo per loro: e in breve ne ricostruisco una decina.

Così scopro – o meglio ho la conferma di quanto mi ronzava da un po’ nella testa – che questa cosa può piacere non solo a me ma anche agli amici, ai conoscenti e a tante, tante altre persone, perché una bicicletta, in fondo, è un oggetto che non muore mai, di cui non ci si disfa facilmente o a cuor leggero, che magari resta nascosta da qualche parte ma fedele e disponibile come il primo giorno.

Superata dalle automobili, surclassata dalle motociclette, ignorata, spesso bistrattata, attende anni silenziosa un “riscatto”. La bicicletta infatti è un oggetto del cuore, perché ad essa sono legati ricordi, proprio di persone prossime a noi, genitori, vecchi zii o figli e nipoti… Probabilmente ho intercettato questa traiettoria, questo sentimento e la voglia di recuperare, ridare nuova vita, letteralmente rispolverare un oggetto utile per il trasporto ma utilissimo per vivere e rivivere emozioni…

Questo non vuol dire che la bici è un mezzo desueto, fuori moda, che non piace, anzi! Anzi, è sulla cresta dell’onda come non mai! Parlo in particolare della bicicletta delle commissioni, della piccola spesa, degli spostamenti agili in città, del casa-lavoro o casa-scuola e viceversa, la bicicletta del “nine-to-six” per dirla all’inglese, quella che si usa tutti i giorni “dalle nove fino alle diciotto”.

E’ proprio questo infatti il nome che scelgo per la mia struttura, ispirata ad un utilizzo non sportivo della bicicletta, ma piuttosto a chi la usa tutti i giorni per muoversi in città: NINE TO SIX. Un nome che è diventata un marchio registrato per come lo vediamo anche oggi.

Dal 2014 al 2019 realizzo nello spazio laboratorio-officina vicino a dove abito oltre 70 progetti di restauro e progettazione, tutti nell’ambito di Varese e provincia, un contesto dove la morfologia dei luoghi purtroppo non aiuta moltissimo la ripresa della bici come mezzo di uso quotidiano.

Il lavoro di NINETOSIX è articolato su due filoni: il restauro conservativo e l’intervento innovativo/sartoriale.

Il primo consiste nel restauro che avviene senza intaccare la storia della bici, tenendo tutto l’originale (per quanto è possibile), integrando ove serve e mettendoci tanto, tanto olio di gomito.

Nell’intervento innovativo/sartoriale invece il telaio resta e viene “ricreata” una bici con un mix di componenti anche nuovi e magari dandole una configurazione del tutto nuova. In questo tipo di intervento sartoriale si può prevedere anche di partire da zero per creare un prodotto del tutto customizzato e su misura (sempre con la logica dell’utilizzo non sportivo della bicicletta, ma di quello quotidiano per muoversi in città).

Fin dall’inizio di questa avventura mi sono chiesto come rendere pubblico e più allargato possibile questo concetto. E da subito ho pensato anche questo poteva avvenire più attraverso un locale conviviale più che un negozio di biciclette. In effetti il cuore dell’attività sta nello scambio di idee: venire dal sottoscritto e raccontargli come dovrebbe essere il mezzo su cui ci piacerebbe salire e circolare: qui sta la figata!

Non c’è mai stata l’idea di aprire un negozio di biciclette, ma di includere la parte “ristorativa” nel rapporto con il cliente: parliamo insieme, ci confrontiamo, sul progetto della tua nuova bici… con qualcosa da mangiare o degustare, un panino o un aperitivo… poi prendiamo carta e penna e iniziamo a disegnare il progetto… a condividere delle idee. Perché è un lavoro in cui cliente e artigiano hanno un obbiettivo comune, una passione che li accomuna: tutto questo per me è il bike-café ideale!

Così descrivevo questa idea del locale in una intervista di Carla Tocchetti uscita sul quotidiano cittadino il 23 novembre 2014: «Creerò una sorta di caffetteria tematica, dove l’arredo è ispirato al mondo della bicicletta. Un locale che contiene anche una specie di atelier creativo, vivo, bello da vedere: separata da un vetro dalla zona di intrattenimento ci sarà la mia postazione di lavoro, dove io creo». «Il mio lavoro non è quello del meccanico che ha sempre il grasso sulle mani: assomiglia piuttosto a quello di un artista al tavolo da disegno. Abbinare una ciclo-officina ad una caffetteria si può, ci sono normative … da rispettare, ma alcuni … ci sono già riusciti».

Questa è CYCLERY, o meglio la CYCLERY del futuro… oggi non c’è ancora fisicamente questa contiguità tra ristorazione e laboratorio… ma in un futuro ciò avverrà, potete contarci, magari all’inizio rinunciando alla contiguità dei due spazi.

Infatti il prossimo passo che sto maturando, l’idea ad oggi più realizzabile, può essere quella di creare una vetrina con officina di assemblaggio, vicina all’attuale CYCLERY… e che la richiama come stile e come mood… Questa potrebbe essere una sinergia utile e realizzabile, senza rinunciare alla location attuale, che funziona e che è già positivamente identificata da tante, tante persone.

Ma guardando ancora più avanti, NINETOSIX e CYCLERY saranno una cosa unica… così come l’ho pensata all’inizio. Dove e quando non lo so. So che ce la metterò tutta per realizzare questo sogno… e come ormai avrete capito, quando mi metto in testa un’idea…

 

EDO CAMPI